Counseling Filosofico

Il Counseling Filosofico tra Mappe e Territorio

 

Tutto ciò che siamo è il risultato di ciò che pensiamo. (Buddha)

Ciò che turba gli uomini non sono i fatti, ma i giudizi sui fatti. (Epitteto)

La nostra libertà di scelta non è tra le cose, ma tra i significati che noi conferiamo alle cose, per cui noi siamo liberi perché siamo donatori di senso e perché scegliamo in base al senso che diamo. Questo è il motivo per cui non c’è nulla che possa limitare la nostra libertà se non ciò che essa stessa ha determinato come limite, nel momento in cui ha attribuito a tutte le cose il loro significato. (Umberto Galimberti)

 

Il “Counseling Filosofico” come Relazione d’Aiuto non nega l’esistenza della “Realtà in sé e per sé”, semplicemente ritiene che essa sia inconoscibile, a causa dei limiti fisiologici e neurologici, sociali e culturali, individuali e personali di ogni soggetto. Ciò che ogni essere umano costruisce e ricostruisce continuamente rapportandosi con gli altri e con l’ambiente esterno non è la “Realtà”, ma il suo “Modello di Realtà” (o in termini fenomenologico-esistenziali la sua “Visione del Mondo”). Tutto ciò venne sintetizzato brillantemente dal matematico e filosofo polacco Alfred Korzybski con la celebre espressione: “La Mappa non è il Territorio”.

Certo esistono anche le Evidenze Sensoriali, come ad esempio può essere un’improvvisa sensazione di Dolore o un inaspettato senso di Piacere, quelle che lo psicologo e filosofo austriaco Paul Watzlawick definisce “Realtà di I Ordine”, ma ciò non toglie che appena dopo aver provato una certa sensazione, ciascuno di noi la percepisce e le attribuisce un Significato potenzialmente diverso uno dall’altro, per cui ciò che cambia, individualmente e socialmente, è la differente modalità di rapportarsi ad un certo piacere o dolore dotando loro di un certo tipo di Senso, ossia ciò che Watzlawick chiama “Realtà di II Ordine”.

Le nostre Mappe incominciamo a costruirle sin da piccoli per muoverci nel Mondo nel quale ci ritroviamo ed ovviamente esse sono influenzate, oltre che dal nostro Sistema Sensoriale-Percettivo e dalla nostra Lingua Madre, soprattutto dal tipo di Relazioni che instauriamo all’interno della Famiglia, poi con gli Amici, a Scuola, sul Lavoro, con il Partner, ecc… Le Mappe nel tempo tendono a fissarsi e ad irrigidirsi in Script e Schemi Mentali abitudinari reiterati inconsapevolmente a causa della Memoria accumulata nel tempo e della Conoscenza Pregressa che obbliga.

Tutto è bene finché le cose vanno bene, ossia fino a quando le Mappe che abbiamo elaborato nei confronti del Territorio si dimostrano funzionali e adeguate nei confronti degli Obbiettivi Esistenziali (alla cui base vi sono Idee, Credenze, Valori, Convinzioni, Scopi, Progetti e Aspettative sul Mondo) che ci siamo prefissati, il problema sorge quando ci accorgiamo, spesso con un misto di rabbia e sofferenza, che quelle Mappe, rimaste immutate nel Tempo sotto il dominio dell’Essere, non rappresentano più il Territorio che è in costante mutamento sotto il dominio del Divenire.

Noi siamo senza dubbio i migliori “Profeti di Noi Stessi” per cui, nel momento in cui continuiamo a “Raccontarci delle Storie” a cui crediamo, non facciamo altro che convalidare ed avvalorare queste stesse storie, facendo sì che poi continuino ad avverarsi. A questo punto è necessario Pensare, o meglio “Ri-Pensare il proprio Pensiero”, ossia dare vita ad un “Meta-Modello” che comprenda la formazione e la modalità con la quale ciascuno di noi ha strutturato le proprie Mappe in relazione al Territorio, al fine di trasformarle, ampliarle e aumentare così le proprie Prospettive sulla Realtà e le proprie Possibilità di Scelta. A questo serve essenzialmente il “Counseling Filosofico” attraverso il suo strumento principale che è il Dialogo.