CAFFE’ FILOSOFICO. CIVILTA’ E BARBARIE

Quando:
14 novembre 2017@21:00–23:00
2017-11-14T21:00:00+01:00
2017-11-14T23:00:00+01:00
Dove:
Circolo Milleluci
Via Isotta degli Atti
8, 47921 Rimini RN
Italia
Costo:
€5
Contatto:
Università Aperta di Rimini
0541.28568
CAFFE' FILOSOFICO. CIVILTA' E BARBARIE @ Circolo Milleluci | Rimini | Emilia-Romagna | Italia

CAFFE’ FILOSOFICO. CIVILTA’ E BARBARIE

 

L’Immaginario Occidentale Globalizzato.

Quali sono i suoi simboli, le sue luci e le sue ombre?

 

L’illusione moderna, tipicamente occidentale, di aver oltrepassato la fase mitica, fatta di irrazionalismi e superstiziosità, e aver imboccato a grandi passi le “magnifiche sorti e progressive” di una società dell’abbondanza, produttiva e industriale, laica e mondana, per cui vale il motto “di più vale di più”, si scontra ormai da qualche decennio con la fine della visione ottimistica, quasi escatologica, nei confronti del futuro, tipico del paradigma tecno-scientifico moderno, accompagnata da un’inquietudine e un’angoscia sempre più radicate in un presente inafferrabile, privo di qualsivoglia Telos, a cui pare impossibile attribuire un senso. L’uomo contemporaneo, definito anche come “post-moderno”, vive da nomade periferico, privo di centro, frammenti di tempo e brandelli di vita, a cui affida irrequieto il suo stare al mondo.

 

Eppure tutto fluisce regolarmente, senza interruzione e senza sosta: le strade trafficate, ferocemente solcate da macchine sempre più veloci e potenti; gli uffici gremiti da automi di automi efficienti e performanti; i megastore strabordanti di merci, dove tutto ha un prezzo, compreso quello dei rifiuti che ingorgano i bassifondi dei nostri sobborghi, così come quelli della nostra coscienza sempre più ottenebrata, che non vede, che non sente. Semplicemente fa, in termini funzionali, ri-piegata da im-piegata, adeguandosi all’inarrestabile flusso della Mega-Macchina, all’ipnotico mantra del “produci, consuma, crepa”. Tutto ciò immerso nell’ovattato scorrere delle immagini spettacolari, dove lo sfavillio inconsistente dell’apparire nasconde un disperato, vacuo e illusorio anelito al riconoscimento del proprio esserci.

 

In realtà il Mito non è mai morto. Come tutte le culture anche la nostra vive secondo dei Miti i quali, dal momento che non sono riconosciuti, vanno a formare una falsa coscienza e finiscono per trasformare i sogni in incubi, gli dei in demoni, come è accaduto alla nostra tanto adorata “Dea Ragione”, che nella sua Hybris incappa nella dovuta Nemesi e sfocia così in bieco Chaos distruttivo, puro Nichilismo senza alcuna possibilità di redenzione. René Guénon ha indicato la nostra epoca come “Regno della Quantità”, l’unica nella storia che non si fondi su alcun principio d’ordine superiore e nella quale, smarrito il senso e la valenza dei linguaggi sim-bolici, non è rimasta che l’esecuzione automatica del linguaggio dia-bolico, basato sulla Dia-noia discorsiva in vista dell’utile, secondo il calcolo del rapporto costi/benefici, su un piano meramente materiale.

 

Le radici di questo processo storico-culturale sono lontane. Secondo Guénon la perdita o l’oblio della vera Intellettualità, che per lui coincide con la Spiritualità e con il termine greco Nous, ha reso “possibili quei due errori che solo in apparenza si oppongono, ma sono in realtà correlativi e complementari: Razionalismo e Sentimentalismo. Dal momento in cui si incominciò a negare o a ignorare ogni conoscenza puramente intellettuale, come si fece dopo Descartes, si doveva logicamente sfociare, da un lato, nel positivismo, nell’agnosticismo e in tutte le aberrazioni scientistiche, e, dall’altro, in tutte le teorie contemporanee che, non soddisfatte di ciò che può dare la ragione cercano qualcos’altro, ma lo cercano dalla parte del sentimento e dell’istinto, vale a dire al di sotto della ragione e non al di sopra, giungendo […] a vedere nel subconscio il mezzo con il quale l’uomo può entrare in comunicazione con il Divino” (“Simboli della Scienza Sacra”).

 

Quest’ultimo passo dovrebbe risuonare familiare oggi più che mai, data l’inquietante inflazione di pubblicazioni, conferenze, corsi e seminari legati al cosiddetto filone “New Age”, in cui si vende qualche ora d’aria a prezzi di mercato, per uscire almeno per un poco dalla cappa asfissiante della Mega-Macchina tecno-finanziaria globale. Ecco allora a voi le magiche formulette di fuga dalla realtà: “chiedi e ti sarà dato”, “puoi guarire la tua vita”, “zero limits”, “the key”, “the secret” e chi più ne ha più ne metta. Il messaggio subdolamente contenuto in queste pseudo-dottrine spirituali accomuna paradossalmente sia l’ingenua anima pia in cerca di redenzione, sia l’arrembante broker finanziario in cerca di profitto: tutto è possibile, i limiti sono soltanto mentali, se non riesci ad ottenere quello che vuoi, è solo e unicamente colpa tua. Consumare e Meditare. Ronald Reagan e Rhonda Byrne appassionatamente insieme, mano nella mano. Risulta evidente a questo punto come, sia il cinico e desertificante Regno della Quantità, sia il pargoleggiante e colorato Regno della Fantasia, siano entrambi perfettamente funzionali all’attuale Immaginario Dominante, fondato sull’Individualismo sfrenato e sulla Volontà assolutistica dell’Ego.

 

Ciò che manca è il Mondo, inteso come insieme di relazioni tra esseri umani, grazie alle quali si formano i gruppi, le comunità e le intere società basate su visioni e orizzonti comuni, orientate verso la realizzazione di un Telos condiviso. Ciò che manca è la Natura, isterilita e addomesticata, fonte primigenia di qualsiasi forma di linguaggio simbolico e di capacità immaginativa da parte dell’essere umano. Ri-accordarsi con la propria naturale facoltà di Immaginare significa, per l’uomo di oggi, riscoprire gradualmente i Miti, i Simboli e gli Archetipi che l’hanno agito a sua insaputa sinora, riappropriandosi così della sua esistenza ed edificando insieme agli altri una nuova Realtà, un nuovo possibile Mondo-in-Comune. Scriveva a questo proposito il grande Elémire Zolla: “Oggi le storie sacre e anagogiche, come inverificabili, le rifiuta la gente stessa che quotidianamente si lascia beffare dai fabbricanti di immagini politiche, dai produttori di pubblicità. Chi disdegna la storia sacra è soggiogato dalle fantasticherie predigerite che gli schermi gli risputano nella mente inerte, e chiama realtà concreta le fantasticherie che assorbe e riproietta sul mondo esterno inconsciamente. Quanto alla verità, nemmeno potrebbe mai desiderare di saperne qualcosa costui, poiché ignora il mondo dell’immaginazione vera. L’immaginazione anagogica è oggi ignota, eppure nell’immaginazione tutto è radicato. Chi non sappia usare le immagini secondo anagogia è alla mercé di chi gliele fabbrica, fantoccio nelle mani del burattinaio. La vita delle comunità è retta dall’immaginazione” (“Verità segrete esposte in evidenza”).

 

Uscire dall’attuale Immaginario Dominante, assumendone anzitutto coscienza, comprendendone e decostruendone i pilastri fondanti, i miti, le costanti e le varianti, è l’unico modo di ri-cominciare ad auto-determinarsi in com-unione con quei nostri simili che, consapevolmente, hanno intrapreso la nostra stessa via. La via dell’Imaginatio Vera.